David Hume



David Hume, figlio dell'avvocato Joseph Home di Chirnside e di Katherine Falconer, figlia del presidente del collegio di giustizia, nacque terzogenito in un palazzo sul lato nord del Lawnamarket o Edimburgo. Pur se di origini nobili la sua famiglia non era molto ricca, e a lui venne affidata una porzione esigua del loro patrimonio. Modificò il suo cognome da Home a Hume nel 1734, per mantenere meglio la pronuncia scozzese anche in Inghilterra.

Istruzione

Hume frequentò dal 1731 l’Università di Edimburgo. Sebbene inizialmente avesse preso in considerazione una carriera nell'ambito della giurisprudenza come auspicato dai suoi genitori, si ritrovò ad avere, secondo le sue parole, «un'insormontabile avversione a ogni cosa fuorché alle ricerche della Filosofia e della Cultura generale». Decise quindi di coltivare studi classici. Nutrì scarso rispetto per i professori ed era molto insoddisfatto delle dottrine filosofiche del suo tempo, nel 1735  diceva a un amico: «da un professore non c'è da imparare nulla che non si possa trovare nei libri».

Hume fece una scoperta filosofica che gli aprì «... un nuovo contesto del pensiero», che lo ispirò «... a rigettare ogni altro piacere o affare per applicarsi completamente ad esso». Il filosofo non rivelò cosa fosse questo "contesto" e i commentatori hanno proposto una serie di congetture al riguardo. A causa di questa ispirazione, Hume si avviò a dedicare almeno dieci anni a leggere e a scrivere.



David Hume (1711-1776) è stato un filosofo scozzese, noto soprattutto per il suo empirismo radicale e per la sua critica al principio di causalità.

Hume affronta il problema della conoscenza e, come John Locke, non ammette l’esistenza di idee innate. Sostiene invece che tutto scaturisca dalle percezioni, ovvero tutto ciò che può essere presente nella nostra mente.

Egli suddivide le percezioni in due categorie:

  • le impressioni, dette anche apparenze sensibili: sono le sensazioni che proviamo attraverso il nostro corpo, come ad esempio il dolore;
  • le idee, dette anche pensieri: derivano dalle impressioni in quanto sono il ricordo di esse; un esempio, quindi, è il ricordo del dolore.

Hume scrisse anche un trattato, intitolato “Trattato sulla natura umana”,


in cui egli spiega, appunto, su cosa si basa la nostra conoscenza.

“Tutte le percezioni della mente umana si possono dividere in due classi, che chiamerò impressioni e idee. La differenza tra esse consiste nel grado diverso di forza e vivacità con cui colpiscono la nostra mente e penetrano nel pensiero ovvero nella conoscenza.

Le percezioni che si presentano con maggiore forza e violenza possiamo chiamarle impressioni: […] sotto questa denominazione io comprendo tutte le sensazioni, passioni ed emozioni, quando faranno la loro prima apparizione nella nostra anima.

Per idee […] intendo le immagini illanguidite delle impressioni, sia nel pensare che nel ragionare, eccettuate quelle dipendenti dalla vista o dal tatto e il piacere o il dolore immediato ch’esso può causare.”

 

Le principali conseguenze di questo modo di intendere sono, il fatto che tutte le nostre conoscenze derivino dall’esperienza (percezioni) e non esistano idee innate. Poiché ogni idea è il frutto di un’impressione originaria e precedente. Inoltre, secondo il pensiero di Hume, non esistono neanche idee astratte, ovvero idee non riconducibili a impressioni specifiche, come le idee della metafisica, che non hanno dunque alcun valore.

Inoltre esistono le idee complesse, che si formano a partire da quelle semplici. Secondo Hume la formazione di queste idee si deve all’immaginazione. Essa viene definita dal filosofo come una dolce forza di attrazione che tende a mettere insieme idee semplici che si assomigliano. Quando vengono invece messe insieme idee semplici molto distanti, le connessioni sono definite con maggiore fantasia. Nonostante ciò, l’uomo non può immaginare idee complesse completamente disancorate dalla realtà percettiva.

L’immaginazione funziona secondo tre principi:

  • somiglianza: mettere insieme due idee simili; es. un’immagine richiama immagini simili;
  • contiguità: mettere insieme idee vicine nello spazio e nel tempo; es. l’immagine del Duomo di Milano richiama quella della Rinascente poiché si trovano vicine;
  • causalità: idee ordinate in base ai loro rapporti di causa-effetto; es. una ferita fa pensare al dolore che ne deriva.

Commenti

Post popolari in questo blog

Il signore delle mosche

JOHN LOCKE